L’alluvione del 1966 a Firenze
4 novembre 1966. Per molti, una data comune. Per i toscani, un momento estremamente teso. Le piogge, che non si erano fermate dalla fine di ottobre, sono aumentate durante la notte tra il 3 e il 4 novembre. Si stima che 1/3 di tutta l’acqua dell’anno sia caduta in poco tempo. Risultato: una delle più grandi piene del fiume Arno che, in alcuni punti, è salita di 11 metri.
La forza dell’alluvione ha allagato le città vicino a Firenze, così come le campagne. In questo caso, il drenaggio del volume della pioggia ha richiesto diversi giorni prima di poter diventera terreno fangoso.
Il Centro Storico di Firenze è stato sommerso. La maggior parte degli edifici è stata allagata al primo piano. Il fango, tanto fango, era presente, danneggiando residenze, opere d’arte, monumenti e collezioni di ogni genere.
La popolazione si è rifugiata sui tetti delle case e degli edifici più bassi, in attesa dei soccorritori. Nella storia recente della Toscana non c’è traccia di qualcosa di simile.
In mezzo alla tragedia, è emersa la solidarietà. Un popolo unito e coraggioso è venuto fuori per mostrare ancora una volta la propria determinazione. Erano giorni di intenso lavoro per portare l’ordine fuori dal caos. Persone che si aiutavano a vicenda, si prendevano cura di se stesse, degli altri e delle loro comunità. Qualcosa di eccitante, un esempio di cittadinanza.
In situazioni estreme, gli angeli appaiono sempre. In questo caso, Gli Angeli del Fango, come sono diventati noti. Giovani e adulti di varie nazionalità che, dopo l’alluvione, si sono volontariamente recati a Firenze per aiutare a recuperare libri e opere d’arte. Rimuovendo il fango e restituendoi al mondo lo splendore e la conoscenza contenuti nella città.
Un altro esempio che l’uomo può fare molto quando si unisce per seminare il bene comune.