Un paese chiamato Brasile

L’unità d’Italia, completata nel 1871, inaugurò un periodo di forte emigrazione. Le famiglie, in particolare quelle povere e di origine rurale, cercarono all’estero una via di sopravvivenza che il loro paese di origine non poteva offrire in quel momento.

Il processo migratorio in Brasile è stato stimolato sia dal governo italiano sia dai proprietari terrieri brasiliani, che hanno pagato il passaggio degli immigrati e il soggiorno iniziale.

Le ondate migratorie hanno alleviato la pressione delle richieste sociali che crescevano in Italia, fungendo anche da fonte di reddito, poiché era comune per gli immigrati inviare denaro ai membri della famiglia che erano rimasti in patria. Inoltre, accogliere gli immigrati era avere la certezza di una forza lavoro preparata a occuparsi dell’agricoltura e dedita alle loro funzioni.

Inizialmente attratti dalle opportunità rappresentate dal caffè, gli italiani hanno mostrato il loro carattere imprenditoriale. Francesco Matarazzo, per esempio, arrivò nel 1881. Da un venditore ambulante creativo è passato a artefice di uno dei principali imperi economici in America Latina, contribuendo, come altri uomini d’affari di origine italiana, a inserire il Brasile nell’era dell’industrializzazione.

Diffuso tra San Paolo, Rio Grande do Sul, Minas Gerais, Espírito Santo, Paraná e Santa Catarina, se oggi il Brasile si distingue nella produzione di vini e succhi d’uva, si deve ai pionieri italiani nel settore. Se oggi San Paolo è la capitale della pizza e della pasta, le mamme hanno un ruolo fondamentale in questo successo. Ci sono così tanti contributi che è impossibile riassumere in un singolo post.

Secondo l’IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica), la regione Veneta si distingue per circa 365 mila immigrati che hanno scelto il Brasile come destinazione; la Toscana appare al sesto posto. I dati indicano che circa 81 mila toscani sono arrivati ​​in Brasile durante il periodo più intenso di immigrazione.

Complessivamente, oltre 1,2 milioni di italiani furano responsabili della costruzione di un paese chiamato Brasile. A loro tutto il nostro affetto e ammirazione. Non saremmo mai ciò che siamo se non fosse per i molti Pietros, Ninas, Giovannas e Giuseppes che hanno dato il meglio per costruire il loro futuro in una terra che li ha accolti come fratelli.

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