Brunello di Montalcino: un’icona nel mondo del vino

Tra i deliziosi vini toscani, il Brunello di Montalcino è uno dei più eccezionali. La domanda ricorrente è: cosa lo rende così speciale e costoso?

Innanzitutto, questo è dovuto al terroir, cioè a una serie di fattori come la geologia, il clima e l’intervento umano, che differenziano le regioni che producono l’uva.

In questo caso, un autentico Brunello è considerato quello in cui le uve provengono da un’area specifica di 2.100 ettari posizionati intorno a Montalcino, delimitati precisamente dai fiumi Asso (a est), Orcia (a sud) e Ombrone (a ovest) , ad altitudini che vanno dai 120 ai 650 metri sul livello del mare. Una porzione terrestre privilegiata dal clima ideale e dalle precipitazioni per la coltivazione dell’uva Sangiovese.

Tipica della Toscana, Sangiovese è un’uva potente, con elevata acidità e alta concentrazione di tannini. A metà del XIX secolo, Clemente Santi iniziò a studiare questa varietà e a sviluppare specifici processi di vinificazione per il Sangiovese. Il risultato non potrebbe essere migliore. Dagli anni ’80, dopo generazioni che si sono alternate nel perfezionare un vino unico, pieno di personalità, il Brunello ha conquistato l’attenzione di specialisti, media e pubblico, che hanno iniziato a consumarli nei quattro angoli del mondo.

Il Brunello di Montalcino, tuttavia, significa pazienza, contribuendo a renderlo costoso. Il vino deve riposare per almeno due anni in botti di rovere fino a quando non viene riempito in bottiglie a forma di bordolese – con un rigonfiamento cilindrico e spalle accentuate, per facilitare la ritenzione di residui solidi. Inoltre: può essere commercializzato solo circa cinque anni dopo la vendemmia, che è il tempo necessario per diluire il vino, o sia, bilanciarlo, riducendo, ad esempio, l’impatto del gusto dei tannini.

Bene, devi pensare: “dopo tutto questo tempo, apri la bottiglia e goditi questo gioiello degli dei”. No, sfortunatamente no. I Brunelli devono riposare in cantine climatizzate per un po’, in modo che, nella bottiglia, subiscano le trasformazioni necessarie per fornire loro caratteristiche peculiari. Nel caso dei Brunelli, il consumo è in media dopo dieci anni dalla loro raccolta è il più raccomandato.

Solo un altro dettaglio. Dopo la stappatura, in modo che il vino si “apra”, si ossigena per “risvegliare” tutto il suo potenziale organolettico. Si consiglia di conservarlo per alcune ore nel decanter, quindi il processo sarà completo e, infine, verrà il momento di sorseggiarlo.

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